Il simbolo di Credires: l'Araba Fenice
L’Araba Fenice è il simbolo che Credires ha scelto per rappresentare la sua attività di recupero crediti.
La fine di un ciclo non comporta la distruzione di quanto avvenuto, bensì la possibilità di ripartire da dove si era arrivati, la “Fenice” conosce l’energia e la utilizza per replicare se stessa e per risorgere a un livello di vita superiore.
Credires ha questa energia e la utilizza per difendere i tuoi diritti, proponendoti opportunità, soluzioni innovative, consulenza e professionalità nel recupero dei crediti.
E’ con questo spirito che affrontiamo con successo le sfide quotidiane.
Ecco la storia e i significati attribuiti a questo simbolo.
La storia
Uno dei primi resoconti dettagliati sull’Araba Fenice lo fa lo storico greco Erodoto:
«Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l’ho mai vista con i miei occhi, se non in un dipinto, poichè è molto rara e visita questo paese (così dicono a Heliopolis) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall’Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sè i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull’altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno a un’aquila.»
Ovidio nelle Metamorfosi dice:
«Si ciba non di frutta o di fiori, ma d’incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci si abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall’albero il nido (la sua culla, e il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole.»
Dante Alighieri così descrive la Fenice:
«Che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo appressa erba nè biada in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lacrima e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce.»
Metastasio (Demetrio, atto II, scena III):
«Come l’araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.»
La Fenice nel mondo
In Cina
Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull’ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un’incredibile esaltazione unita al sogno dell’immortalità.
In Giappone
In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda): è un’enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, e annuncia l’arrivo di una nuova era.
Fra gli ebrei
Nelle leggende ebraiche, la Fenice è chiamata Milcham. Dopo che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell’immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell’Eden e così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinchè seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l’uccello bruciava e risorgeva da un uovo che era trovato nelle sue ceneri.
Fra i cristiani
I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell’iconografia delle catacombe.
